Quando vado a pranzo fuori, mi dispiaccio troppo nel vedere qualcuno mangiare da solo. Sarà che, quando ero bambina, mio padre portò a cena, per la vigilia di Natale, il ragazzo che vendeva fazzolettini al semaforo; ricordo di averlo preso per mano, e dopo esserci lavati insieme le mani (convinta che le sue fossero di cioccolato), mi sedetti tutta contenta vicino a lui, estasiata per quell'ospite inaspettato. Ci fu una gran complicità tra mio padre e mia madre, nonostante non l'avesse avvertita (all'epoca non avevano neanche il cellulare). Questa storia per dire che forse il piacere di stare a tavola e condividere mi è stata trasmessa fin da piccina, e quindi proprio non ce la faccio a vedere una tavola apparecchiata per un singolo individuo.
Oggi, ahimé, ho pranzato da sola con Karol, e mi ha fatto tanto tristezza il pranzo che mi sono preparata: ricotta e spinacini freschi freschi dell'orto. Adoro cucinare per gli altri, potrei cucinare per un esercito, ma quando sono sola mi scoccia accendere i fornelli. Allora ho preparato una bella pastina per la piccola, e quel piatto buono, ma un tantino triste, per la sottoscritta.
Un boccone a lei, e un boccone a me, tra un "valzer del moscerino" e quella marea di elefanti che si dondolano e non cadono mai, abbiamo pranzato anche oggi ("Ringraziando Dio, domani Dio pensa"...diceva sempre mia nonna ogni fine pasto).
Nessun commento:
Posta un commento